Il pensiero postnazista: Controstoria della filosofia X. Traduzione di Gregorio De Paola by Michel Onfray

Il pensiero postnazista: Controstoria della filosofia X. Traduzione di Gregorio De Paola by Michel Onfray

autore:Michel Onfray [Onfray, Michel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie


22. L’acciaio etico contro l’ovatta morale

Una teologia con un Dio che si fa assente per poter meglio esser presente, una ragione usata contro sé stessa per preferirle la paura come euristica più efficace dell’educazione: Hans Jonas pensa in direzione opposta all’epoca che si mostra volentieri senza Dio e razionalista, anche nella sua critica alla ragione. Il filosofo si rivela conservatore, se non reazionario in senso etimologico: osserva che il regno della tecnologia incontrastata porta alla distruzione del pianeta senza la possibilità che un giorno lo si possa ricostruire. Egli individua una data di nascita di questo progetto mortale: Bacone e il suo pensiero. Il Verulamio è spesso messo in ombra da Cartesio, ma il suo Novum Organum, altrimenti noto come Nuovo Organo, risale al 1620 e precede quindi di diciassette anni il Discorso sul metodo. Prima di Cartesio, Bacone abolisce il regno della scolastica, fonda l’empirismo e invita a porre la ragione al centro del dispositivo filosofico, dove imperava l’autorità dei libri antichi o sacri. Cartesio, ovviamente, conosceva l’opera di Bacone.

Jonas denuncia «il programma baconiano, ossia orientare il sapere verso il dominio della natura utilizzando quest’ultimo per migliorare il destino umano» (179). Questo è naturalmente il progetto di Cartesio, ma anche quello del capitalismo allora in espansione e, paradossalmente, del suo antidoto, il marxismo, che si rivela anch’esso un pensiero che scatena Prometeo senza preoccuparsi di preservare la natura e garantirne la sopravvivenza per le generazioni future. Il XVII secolo ha segnato il trionfo dell’homo faber sull’homo sapiens, dell’uomo che fabbrica sull’uomo che pensa, del produttore frenetico sul pensatore avveduto.

Questo programma ha generato catastrofi: un dominio della natura privo di misura, assoluto, totale, sfrenato, infinito, senza legge; un’esplosione demografica che ci obbliga ad attingere sempre di più alle risorse finite del pianeta; un consumo proporzionale alla domanda e ai bisogni, che ha generato una produzione frenetica; successi economici, tecnici e biologici che hanno rafforzato gli attori di questa follia prometeica. Dopo questo bilancio molto tetro, fedele alla sua euristica della paura, il filosofo profetizza morti in quantità e genocidi (180). Jonas scrive che il periodo che segue la catastrofe sfugge a qualsiasi speculazione! L’immaginazione può così supplire al lavoro della ragione.

Jonas vuole porre fine al regno della tecnologia senza etica. Si tratta di evitare che l’uomo lavori alla propria rovina sfruttando la natura come fosse un serbatoio infinito, capace di rifarsi continuamente e di riparare i danni che l’uomo incessantemente le infligge in modo sempre più distruttivo. Scrive Jonas: «La sottomissione della natura finalizzata alla felicità umana ha lanciato con il suo smisurato successo, che coinvolge ora anche la natura stessa dell’uomo, la più grande sfida che sia mai venuta all’essere umano dal suo stesso agire» (XXVII). Niente nel passato somiglia a questo eccesso, perciò è necessaria un’etica a misura di questa dismisura. È necessario un nuovo dovere, che si chiama «responsabilità» (14). Il principio responsabilità si presenta quindi come un «tractatus technologico-ethicus» (XXIX).

Hans Jonas si pone fin dall’inizio su un terreno arido e severo, austero e rigoroso, ascetico e



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